“Tumulappostu”, è prassi al cimitero
Il presidente Lopez convoca la commissione Controlli, alla ricerca delle responsabilità
Domenica scorsa un defunto è stato tumulato in proprio, dopo una lunga, inutile attesa dell’arrivo del personale preposto. È la denuncia pubblica del consigliere comunale di opposizione Antonio Lopez, che per martedì 29 agosto ha convocato, alle ore 12, la commissione consiliare Controlli che presiede, al fine di avviare un’apposita inchiesta.
di Emiliano Morrone
A San Giovanni in Fiore succede anche questo, e, per quanto avrebbe confermato il sindaco, Giuseppe Belcastro, non è la prima volta. E allora?
Qui ci domandiamo se ci sono responsabilità politiche e amministrative e se perfino questa prassi, offensiva del lutto e illecita, si può consentire nel silenzio d’ufficio. C’è un assessore al Personale, esiste un referente per i servizi cimiteriali oppure anche in questo caso bisogna cercare lo scomparso Patò, di Andrea Camilleri, per avere una risposta?
Bisogna subire a capo chino tale, ennesimo affronto, oltre alla scarsezza d’acqua in piena montagna, alle strade scavate e interrotte, agli incendi che estinguono i boschi davanti allo sconcerto ipocrita delle maggioranze, alla differenziata a singhiozzi, ai corsi immaginari di formazione, al rinvio perpetuo dei finanziamenti per lo sviluppo, ad avvisi ritoccati per le guide turistiche del Parco nazionale della Sila, a parziali bitumazioni in agosto, al persistente mancato rispetto di clausole di salvaguardia, alla carenza cronica di sanitari, a turni massacranti nei reparti, a consulenze deprimenti per chirurgia sperimentale, ad assegnazioni di beni pubblici in contrasto con la libera concorrenza, a convocazioni irregolari di consigli comunali, allo spopolamento crescente, al gaudio dei governanti per la sostituzione di una lampadina e all’entusiasmo di palazzo per la gara dei carri o la pacchiana più doc?
Peraltro a queste latitudini tocca ai familiari dei pazienti spingere le barelle. Succede, per esempio, all’ospedale di Cosenza, perché mancano gli addetti. Lo sanno bene dirigenti e vertici politici, ma nessuno fa nulla, finché non partono segnalazioni ufficiali, che il potere bolla spesso come polemiche, alla luce della «situazione complessa, del dissesto (idrogeologico?), delle difficoltà insormontabili di chi gestisce la cosa pubblica», delle avversità globali e «della particolarità della Calabria».
Magari è colpa di chi racconta simili fatti, che scoraggiano i turisti e rovinano l’immagine di Comuni e territori. Anche perché la ‘ndrangheta, organizzata o culturale, è una pura fantasia dei narratori e «leoni da tastiera», sedotti dalla letteratura di genere o animati dall’insana idea di emulare la penna, pericolosa, di Leonardo Sciascia.
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