Si chiamano «sinistra», chiamiamoli «sinistri»
Differenziata, a vuoto le promesse del sindaco Belcastro. Tra i 14 esclusi c’è un quasi settantenne con figli a carico
L’omissione e l’indifferenza sono un male grave, specie se perpetuate. Il sindaco di San Giovanni in Fiore, Giuseppe Belcastro, dovrebbe saperlo. E dovrebbe imparare che tutto ha un limite: la retorica politica, l’inaffidabilità e il cerchiobottismo nei luoghi del potere.
di Emiliano Morrone
Sulla raccolta rifiuti aveva promesso che i 14 dipendenti della cooperativa “Città pulita” sarebbero rientrati nell’organico del gestore “Presila Cosentina”, aggiudicatario del bando per la differenziata, la quale ad oggi non c’è.
Tra parentesi, a Genk, Belgio, con cui il Comune ha sottoscritto «il patto di amicizia», tali paradossi burocratici non esistono: firmato il contratto, il servizio pubblico comincia il primo giorno, punto. L’informazione ai cittadini va data prima e non si moltiplicano i costi, come invece avvenuto a San Giovanni in Fiore, nel silenzio tombale di una maggioranza invisibile e, per essere plastici, fraccommera.
Era il 13 marzo 2017, in conferenza stampa il sindaco giustificava l’operato degli uffici definendolo ineccepibile, rimarcava la clausola di salvaguardia inserita nel bando, garantiva la quinta ora da maggio agli operai di “Città pulita” e si spingeva a immaginare altri posti da coprire, in caso di risparmio sui rifiuti. Poi annunciava che entro il primo anno occorreva differenziare almeno il 35% della spazzatura e precisava di essere vicino ai lavoratori, di volerli aiutare sempre.
I fatti, però, lo smentiscono in modo clamoroso: 1) resta l’indifferenziata, i 14 esclusi sono sempre disoccupati e hanno dovuto prendere due legali; 2) quel 35% è, nel lassismo di palazzo, «lontano, lontano nel vento».
Inoltre c’è un conflitto tra pari, ascrivibile all’incapacità politica di Belcastro e sodali: i 14 sostituti e i 14 di “Città pulita”. Il problema sta in alto, e la classe operaia non deve cedere a nervosismo, alla lotta interna.
Se non bastasse, dal «mite» Saverio Audia al più risoluto Gino Perri i consiglieri comunali di maggioranza si dichiararono compatti nel pretendere da “Presila cosentina” l’assunzione dei 14 di “Città pulita”, addirittura indicando una data, il 2 giugno, trascorso inutilmente.
Tra i 14 di “Città pulita” c’è un signore di quasi 70 anni, che non troverebbe altro lavoro e che avrebbe problemi di pensione. A carico ha una figlia, rimasta vedova giovanissima e madre di due bambini, e un figlio che per fortuna ha superato una brutta malattia, la quale gli ha causato un’invalidità integrale. Questa storia drammatica, però, nota in municipio, resta un fardello familiare, di cui i tuttappostisti non vogliono occuparsi, sembra. Si chiamano «sinistra», chiamiamoli «sinistri».
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