Ospedale, il dg Mauro: “Non ha speranza”
L’affermazione del vertice dell’Asp di Cosenza durante l’audizione di ieri a Catanzaro
Lo scorso 19 settembre, con un comunicato stampa l’Asp di Cosenza ha elencato alcune attività per il «Presidio Ospedaliero di San Giovanni in Fiore», evidenziandone ulteriori «ad oggi svolte in aggiunta».
di Emiliano Morrone
Nella nota dell’Azienda sanitaria si legge dei «lavori di ristrutturazione del Pronto Soccorso» «in fase di completamento»; della «somministrazione dei farmaci chemioterapici ai pazienti oncologici afferenti al Presidio di San Giovanni in Fiore»; degli «arredi sanitari» per la Lungodegenza che «verranno forniti, presumibilmente, non oltre il 30 settembre»; dell’imminente «aggiudicazione dei testaletto che prevede anche l’adeguamento delle postazioni di ossigeno»; delle «centrifughe refrigerate», «consegnate al Laboratorio di Analisi»; della fornitura di «frigo-biologici al reparto di Chirurgia, al Pronto soccorso ed all’Oncologia»; della verifica in corso «delle caratteristiche tecniche degli ulteriori undici frigo-biologici da destinare ai rimanenti Reparti e Servizi»; di «due frigo congelatori destinati al Laboratorio Analisi»; dell’avvenuto montaggio del «nuovo apparecchio telecomandato nel Servizio di Radiologia»; del completamento dei «lavori di ristrutturazione della sala di accettazione, della sala d’attesa pazienti e della sala che ospita l’apparecchio in uso per la radiologia tradizionale».
Uno sforzo memorabile, che di certo consegue alla costante pressione del governatore regionale, Mario Oliverio, sul dg dell’Asp di Cosenza, Raffaele Mauro (in foto, nda), di sua diretta nomina.
Il presidente della Regione Calabria non vuol sfigurare con i concittadini silani: ora comanda e lo dimostra coi fatti. Né potrebbe ignorare presente e futuro, dopo le estenuanti battaglie del Pd contro quel cattivone del predecessore, Giuseppe Scopelliti, responsabile del ridimensionamento dell’ospedale di San Giovanni in Fiore, accettato dal sodale di partito Antonio Barile, allora sindaco del Comune florense.
Ricordiamo, negli anni degli altri cattivoni Luciano Pezzi e Gianluigi Scaffidi al timone del Piano di rientro, gli «eroici furori» di comitati, carovane, diligenze e dirigenze d’area Pd al grido, unanime, di «ospedale generale», mentre il “povero” Barile ascoltava il Franco Battiato di «Bandiera bianca» e meditava sul verso «com’è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore».
Sì, nel Pd sono tutti buoni, altruisti, combattenti e privi di ogni interesse. Lo ripetono con santa “pacenza” anche i rivoluzionari Giovani democratici, che accanto all’icona del Che intonano spesso «We are the world, We are the children».
Tutto perfetto, magnifico, «a posto», se non fosse che proprio il Mauro, per quanto appreso da fonte affidabile, durante il consiglio comunale di ieri a Catanzaro, «convocato in sessione straordinaria urgente», ha significato che per l’ospedale di San Giovanni in Fiore non c’è speranza. Avrà mica voluto deprimere la popolazione locale?
Proviamo a spiegare lo stato dell’arte, respingendo due suggestioni, emerse al tavolo di ieri a Catanzaro, del presidente del Consiglio comunale, Domenico Lacava, per il quale l’audito dg facente funzioni del dipartimento regionale Tutela della Salute è «il responsabile della sanità calabrese», il che non è vero, e l’audito consulente Franco Pacenza, che nessuno ha eletto, ne rappresenta il vertice politico.
Andiamo agli atti, che ci aiutano più del consueto sorriso rassicurante del capo di gabinetto della Presidenza della Regione Calabria, il sangiovannese Gaetano Pignanelli, presente al summit di Catanzaro, immaginiamo in vece dell’assente gubernator Oliverio.
Di recente l’Asp di Cosenza ha approvato l’atto aziendale con due deliberazioni successive: la numero 1619/2017 ha modificato e integrato la precedente, la numero 858/2017, e – recepita dal decreto del commissario governativo numero 117/2017 – ha assegnato funzionalmente l’ospedale di San Giovanni in Fiore allo Spoke di Paola-Cetraro. L’Asp di Cosenza ha prodotto una terza deliberazione, nello specifico attuativa dell’atto aziendale, cioè la numero 1664/2017, in cui non si cita affatto l’ospedale di San Giovanni in Fiore ma si concretizza l’assegnazione funzionale dell’ospedale di Trebisacce allo Spoke di Castrovillari e di quello di Acri, definiti come il nostro di «Zona disagiata», allo Spoke di Rossano-Corigliano.
Quali sono le conseguenze pratiche dei citati provvedimenti? Quella immediata è una: al momento l’ospedale di San Giovanni in Fiore non esiste, perché non è stato funzionalmente aggregato allo Spoke di Paola-Cetraro, come invece contemplato nello schema dell’atto aziendale definitivo dell’Asp di Cosenza.
La domanda è una: perché? E poi: sarà stata una svista oppure vi sono altre, ignote volontà per l’ospedale di San Giovanni in Fiore, che qualcuno, magari della solita banda dei cattivoni, ritiene prossimo alla trasformazione in «Casa della salute»?
Per il resto le chiacchiere stanno a zero, come la convenzione, sbandierata dal consigliere comunale del Pd Tonino Candalise, per cui l’ospedale di San Giovanni in Fiore è stato collegato all’Hub di Cosenza.
Le cosiddette «aggregazioni funzionali» sono previste dal Decreto Ministeriale numero 70/2015, che ha fissato gli standard e le condizioni per mantenere in vita gli ospedali italiani. Il problema sta qui, ma Pd e Socialisti continuano a ripetere che «è tuttappostu». Alla fine, magari, se ne convinceranno anche loro, benché a San Giovanni in Fiore manchino sanitari, strumenti, mezzi di trasporto dei pazienti e la continuità di servizi fondamentali, intanto Cardiologia e Ginecologia.
Se l’ospedale chiuderà, come ha lasciato pensare Mauro, sarà pure colpa del popolo delle «carovane» andate, che ormai “naviga” intorno a quella «foce stretta dov’Ercule segnò li suoi riguardi». Allora diremo, con Dante, e senza i cattivoni: «Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto/ ché de la nova terra un turbo nacque,/ e percosse del legno il primo canto./ Tre volte il fé girar con tutte l’acque;/ a la quarta levar la poppa in suso/ e la prora ire in giù, com’altrui piacque,/ infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso».
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