Incarichi in Comune: la toppa del Pd è peggio del buco
A volte le toppe sono peggio del buco e possono finanche allargarlo. È un classico della politica postmoderna, che tende a non riflettere, prima di esternare.
di Emiliano Morrone
Sul mio blog avevo ieri interrogato il Pd circa la recente nomina dei responsabili della Ragioneria e dei Vigili urbani del Comune di San Giovanni in Fiore (Cs). Sotto il post di rinvio al pezzo, sul mio profilo Facebook ha poi commentato il consigliere comunale Tonino Candalise, premettendo che il partito «risponde con piacere alle richieste di chiarimento» avanzate dal sottoscritto.
Metto alcuni punti fermi in questa storia, su cui lettori e cittadini non hanno ancora una visione nitida, vista la ricorrente confusione di fatti, ruoli e funzioni pubbliche.
Riguardo all’affidamento della responsabilità della Ragioneria municipale, Candalise è intervenuto – il che vale come risposta del Pd, sino a eventuale smentita del segretario locale, Pino Marra – sulla «scelta attraverso la procedura» prevista dall’articolo 110 del Tuel. Secondo il consigliere comunale del Partito democratico, l’incaricato «dottore» Emilio Dante «Martino ha superato una selezione, svolta in maniera del tutto regolare (come ha dimostrato per l’ennesima volta l’archiviazione del gip arrivata in seguito all’ennesima accusa mossa da chi altro non sa fare se non alimentare la sfiducia nelle istituzioni e l’odio sociale)».
Nel merito osservo che la Procura e il Tribunale investiti con un esposto anonimo, che non ho redatto né trasmesso io, avevano il compito di individuare e punire eventuali reati penali e non di stabilire se la procedura pubblica fosse o meno secondo legge. Nell’ordinamento italiano, come sa pure Candalise, è semmai il Tar che si pronuncia sulla legittimità degli atti amministrativi, ove un interessato ricorra. Perciò, se confermata, l’avvenuta archiviazione del procedimento penale è, nello specifico, argomento del tutto fuori luogo.
L’articolo 110 del Tuel, richiamato da Candalise, prevede sì una procedura pubblica, ma al comma 5 stabilisce che gli incaricati «dipendenti delle pubbliche amministrazioni sono collocati in aspettativa senza assegni»; il che non è successo nel caso che ci occupa, poiché il designato è, in un tempo, responsabile della Ragioneria del Comune di San Giovanni in Fiore e in servizio presso il Comune di San Fili (Cs). Candalise – o chi per lui – ce ne spiegheranno i motivi.
Lo stesso consigliere comunale del Pd ha quindi precisato: «I dovuti chiarimenti che riguardano la vicenda della dipendente comunale Lpu, che presta servizio presso il nostro municipio, sono contenuti e sono anche molto chiari, nel comunicato diramato dall’amministrazione comunale, nel quale sono descritti per bene i motivi della scelta». E qui casca l’asino, in quanto la motivazione già resa dall’amministrazione comunale sta nell’asserita mancanza di esperienza, in capo alla dipendente in questione, laureata in Economia e in possesso di master nella materia, nella redazione dei bilanci. Se così fosse, a che cosa servirebbero i master postuniversitari?
Il problema si sposta tutto, allora, nell’ambito della discrezionalità politica. Se tu hai un lavoratore precario, utilizzato da una ventina di anni nel settore contabile, investi sul suo futuro, non lo lasci in balia delle onde. Soprattutto se, come Pd, hai menato vanto della stabilizzazione degli Lsu-Lpu, che, ricordo, non è automatica e universale, ma dalle norme vigenti è permessa nel limite massimo del 50% dei posti vacanti in organico, ove ne sia dimostrata la necessità, e a condizione che il Comune possa pagare il corrispondente stipendio. Non c’era migliore occasione per levare dal precariato la figura in parola, la quale ha un peccato originale: è la figlia del missino incallito U riavulu ‘e ra Cona, «ei fu»; sicché, a parte le formalità di rito che a ogni latitudine schermano mere decisioni politiche, non può mai aspirare a gestire un ufficio o un locale del Comune, oppure a un comando presso la Regione Calabria o il Ministero dei Beni culturali. Intelligenti pauca.
Sono i corsi e ricorsi storici cari a Giovambattista Vico: il potere agisce come vuole e, se gli serve un avversario presunto o reale, lo usa finché deve. Qualcuno ricorda quanto il Pd “corteggiasse” la lavoratrice Lpu quando San Giovanni in Fiore era governata da Antonio Barile, sindaco di centrodestra. Dopo, come per il tiraggio d’una molla, il ritorno allo statu quo ante, cioè a quella distinzione tra guelfi e ghibellini che nell’A. D. 2018 ispira ancora le scelte della politica locale.
Torno alle delucidazioni del Candalise, per conto del Pd, sulla vicenda del nuovo capo dei Vigili urbani. Ha puntualizzato il consigliere: «È altresì vero, però, che il buon senso nei confronti delle persone e la tutela rispetto alla gogna mediatica che investe chiunque senza alcuna delicatezza, andrebbero sempre assicurati, specie da chi premette cose del genere e poi ne sottolinea i nomi in prima pagina». Per inciso, da giornalista non racconto i fatti d’interesse pubblico violando le regole della professione. Non posso allora scrivere di un tizio che un giorno ha compiuto in un certo modo una tale azione, in un luogo e per un motivo imprecisati. Nella fattispecie, non sono io ad aver messo alla gogna l’incaricato Domenico Elliani, che ho invece difeso dal pettegolezzo in corso. Punto.
Soprattutto, Candalise ha sottolineato, in ordine alla discussione sulla scelta tra gli agenti Elliani e Rosario Marano, che «entrambi i dipendenti hanno lo stesso titolo di assunzione cioè il diploma, ma anzianità di servizio molto diversa». «Questo – ha chiosato Candalise – è un elemento fondamentale nella scelta di attribuzione di mansioni superiori».
Posto che invece Marano ha la laurea breve, come ho verificato, Candalise ha significato che la scelta in questione è fondata, come avevo ieri ipotizzato, sull’anzianità di servizio.
A questo punto seguiranno, per quanto so, i ricorsi (al giudice) del caso. E i giudizi dei lettori. Eppure si poteva risolvere col buon senso, molto raro oggigiorno.
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