Da Amantea la riscossa della Calabria
Ricordo ancora un mio comizio ad Amantea (Cosenza), il 19 marzo del 2010. Poco dopo ci sarebbero state le elezioni regionali, io stavo da indipendente nella lista dell’Idv, che in seguito portai in giudizio. Agazio Loiero aveva governato la Calabria per 5 anni, passati alla storia per l’omicidio di Franco Fortugno, vicepresidente del consiglio regionale, e per le decine di indagati là dentro.
di Emiliano MORRONE
Già sindaco di Amantea e consigliere regionale dell’Udeur, Franco La Rupa, poi condannato per voto di scambio, aveva provato a candidare suo figlio alle regionali del 2010. Ne scrissi su la Voce di Fiore e me lo ritrovai a Cosenza, dove La Rupa senior m’inseguì per un tratto di strada, intimandomi scuse pubbliche per lo sgarbo. Gli risposi che non avrei fatto un solo passo indietro.
Per rafforzare l’azione civile, parlai sotto la sua segreteria politica, proprio ad Amantea. La gente rimase a guardare da dietro le finestre; in piazza una ventina di persone. Dissi che la città non apparteneva a La Rupa, a Tommaso Signorelli o a Mario Pirillo, i politici più in vista. Aggiunsi che la città non era di altri, per esempio di un certo Tommaso Gentile, ritenuto capo di ‘ndrangheta nell’ambito dell’inchiesta Nepetia, della Dda di Catanzaro.
Ad Amantea capirono tutti. Alcuni rimasero sorpresi che un giovane sconosciuto fosse così sfrontato, irriverente, forse pazzo. Io non avevo nulla da perdere, nulla da temere: parlavo con la rabbia del trentenne, con lingua infuocata per aver visto devastare e spopolare la Calabria. Politiche di dominio, prepotenza e familismo avevano creato orrore, paura, rassegnazione.
A distanza di quattro anni da quel comizio, che per me non fu prova di eroismo, ma un sentito atto di resistenza, il Movimento Cinque Stelle ha moltiplicato le presenze in quella strada di Amantea (in foto l’iniziativa pubblica, nda), reagendo a un’altra sopraffazione della politica. Ieri, infatti, parlamentari e attivisti dei Meet Up si sono ritrovati, proprio nello stesso luogo di quel mio piccolo comizio, per dimostrare che i calabresi sono liberi, che non subiscono gli abusi del potere e non tollerano la parentocrazia amorale.
Nei giorni scorsi, dentro il municipio di Amantea, c’è stato un episodio finito sotto la lente della magistratura: il consigliere comunale M5S Francesca Menichino sarebbe stata colpita da Giuseppe Sabatino, vicesegretario comunale e padre del sindaco Monica Sabatino, per aver chiesto atti utili a un consiglio comunale straordinario, in programma il giorno successivo. Menichino è andata al pronto soccorso e le hanno prescritto il collare, Sabatino padre è stato ricoverato in Cardiologia a Paola; il che non giustificherebbe azioni penalmente rilevanti, se ci fossero state.
Il fatto certo della vicenda è che gli atti richiesti non c’erano nel Comune di Amantea, sicché bisogna capire dove fossero, chi li avesse e perché non «erano disponibili» negli uffici, come ammesso dalla maggioranza, se il giorno dopo c’era consiglio. In proposito padre e figlia Sabatino non hanno ancora dato spiegazioni. I loro politici di riferimento, Ernesto Magorno ed Enza Bruno Bossio, deputati del Pd, ne hanno preso le difese: l’uno insistendo sul ricovero in Cardiologia del Sabatino, l’altro sull’elezione democratica della Sabatino.
Né Magorno né Bruno Bossio si sono espressi sulla mancanza di quegli atti richiesti da Menichino e, soprattutto, sul fatto che il Comune di Amantea è, in sostanza, nelle mani dei Sabatino. Giuseppe Sabatino è, come vicesegretario comunale e responsabile del settore finanziario, referente dei reparti amministrativi; Monica Sabatino ha la responsabilità dell’indirizzo politico. Nel merito Menichino ha presentato un’azione per il riconoscimento dell’ineleggibilità della Sabatino e Dalila Nesci, deputato M5S, ha rivolto un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno.
La vicenda dei La Rupa e dei Sabatino ha un elemento comune: l’ereditarietà del potere politico, che mostra l’arretratezza della democrazia in Calabria. Ieri, però, il Movimento Cinque Stelle ha mostrato ad Amantea che è finito il tempo dei silenzi, dei timori, delle persone che guardano dalla finestra.
“Dopo molti anni di pubbliche e private sventure si erano infrante le catene di un popolo ingiustamente conculcato. La Calabria risorta a novella vita. Ed era giunto il momento della rendenzione morale, civile ed economica.”