Ci vediamo da Mario…
La mossa del cavallo della maggioranza, che evita il consiglio sulla sanità, mentre l’ospedale si avvia alla chiusura
Molto prima di Internet, cellulari e WhatsApp, la piazza del paese era il luogo di ritrovo per discutere di questioni importanti e prioritarie. All’epoca c’erano pure la sala del consiglio comunale e della parrocchia, forse divenute obsolete in tempo di globalizzazione.
di Emiliano Morrone
L’avrà pensata così il presidente del Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore (Cs), Domenico Lacava, che per le ore 15 di domani, mercoledì 27 settembre, ha convocato l’assemblea consiliare «in sessione straordinaria urgente», «in Catanzaro», «per l’audizione del Direttore generale del Dipartimento regionale Tutela della salute e Sanità sui problemi dell’offerta sanitaria nel Comune di San Giovanni in Fiore». Sede dell’appuntamento è, ha scritto Lacava, «la cittadella regionale»?
Messa in questi termini, senza offesa per nessuno, si può anche derivare che:
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i consiglieri comunali di San Giovanni in Fiore debbano presentarsi all’ingresso della sede principale della Regione Calabria – di solito chiamata “Cittadella regionale” con la maiuscola –, in un imprecisato ufficio del palazzone di dieci piani o nell’ampio parcheggio oltre l’entrata, oppure davanti al vicino rettorato dell’Università di Catanzaro od ancora in un’area poco distante provvista di mensa e bar frequentati;
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che a Catanzaro vi sia una «cittadella regionale» per le adunanze politiche, magari da identificare nel quartiere Lido, nota dimora di docenti e studenti universitari.
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Malgrado le mappe di Google, i navigatori satellitari, la possibilità di impostare la destinazione e di raggiungerla con guida vocale dallo smartphone, ai “poveri” consiglieri comunali potrebbe risultare difficile, stando al testo della convocazione, capire dove dovranno arrivare.
Rinunciamo alla satira, più spesso incompresa, e diamo per buono che Lacava abbia inteso la “Cittadella regionale”, cioè la sede centrale della Regione Calabria, di giunta e dipartimenti.
Il secondo punto critico della convocazione è che, a regola, al momento non esiste il «Direttore generale del Dipartimento regionale Tutela della salute e Sanità». In realtà c’è un facente funzioni, che immaginiamo orgoglioso del suo titolo completo, forse amputato per brevità dal presidente Lacava, data anche l’urgenza dell’«audizione». Osserviamo, poi, l’uso nella fattispecie delle maiuscole e minuscole per «salute» e «Sanità». Qui soprassediamo, senza lanciarci in suggestive ipotesi freudiane.
C’era motivo per trasformare una giacente richiesta di consiglio comunale sui nodi della sanità locale nell’audizione, a Catanzaro, di un direttore generale facente funzioni che non ha competenza sulla rete dell’assistenza cui appartiene l’ospedale di San Giovanni in Fiore, ridotto all’osso e a rischio chiusura?
Non vi era ragione, intanto perché sull’ospedale nostrano l’unico ad avere poteri d’intervento è il commissario governativo per l’attuazione del Piano di rientro, Massimo Scura. È un po’, allora, come se uno dovesse fare una radiografia al braccio ma andasse dal cardiologo.
Da due anni suonati, la maggioranza locale Pd-Socialisti non sa che pesci prendere in fatto di sanità. Il motivo è uno soltanto. Quando nella scorsa legislatura Giuseppe Scopelliti stava alla presidenza della Regione Calabria, cortei e proteste del centrosinistra per il disposto ridimensionamento dell’ospedale erano incalzanti come le promesse di aumentarne in copia la dotazione, una volta conquistato il governo regionale. Dall’elezione di Mario Oliverio a capo dell’esecutivo della Calabria non si è visto nulla, tolta un’infruttuosa convenzione per la Chirurgia elettiva nel presidio ospedaliero, presentata come il risultato di una guerra punica, di fatto rivelatasi una ritirata.
Perciò il sindaco Giuseppe Belcastro e i sodali hanno optato per la mossa del cavallo, molto cara allo scrittore siciliano Andrea Camilleri: evitare un consiglio comunale nella sua sede naturale, in modo da non avere addosso gli occhi e il fiato del popolo, che sa quanto la situazione dei servizi sanitari sia drammatica e precaria, davanti alle finzioni del Palazzo.
Dall’opposizione – Peppino Bitonti (Udc), Antonio Lopez (Fratelli d’Italia) e Angelo Gentile (Rinascita democratica) – è partita una richiesta di chiarimenti alla Prefettura di Cosenza, sul presupposto che per la convocazione di questo consiglio speciale “auditivo” non siano state rispettate le norme dell’apposito regolamento.
Vedremo che cosa dirà e farà la Prefettura, sempre attenta. Nel frattempo, a noi non resta che ribadire un principio, logico quanto semplice: così non si va da nessuna parte, si resta in perenne attesa di un contentino, di una frase del dirigente di turno cui appigliarsi per rinviare iniziative realmente politiche e, per la ragione di partito, si lascia morire la sanità locale. «Ci vediamo da Mario, prima o poi».
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