Pd, così parlo Francesco Ferrarelli
I malcontenti del Pd locale ritengono il consigliere Francesco Ferrarelli (in foto, nda) l’attaccante del novantesimo minuto. In un tempo lo vedono come il “Pablito”, il “Ronaldo”, l’Inzaghi dei riformisti democratici e perfino il teorico dell’ala progressista, che oscilla a convenienza.
di Emiliano Morrone
Ferrarelli è diventato una celebrità a seguito, nientepopodimeno, della pubblicazione di un suo recente scritto da emulo di Žižek, in cui disserta in libertà di «bilancio», «polity» e «controllo politico-amministrativo del comune». «Ma come piove bene – verrebbe da commentare scomodando Paolo Conte – sugli impermeabili e non sull’anima» politica.
Del testo monitorio ho capito poco, ma sarà colpa mia: prediligo la prosa limpida degli amici dei servizi (giornalistici). Ricordo, però, che per tre anni Ferrarelli è stato alquanto muto come un pesce, che ha votato tutti i bilanci e provvedimenti della maggioranza, in primo luogo il Psc, e che non s’è industriato né sentito troppo per le questioni urgenti: Abbazia florense, ospedale, differenziata, “Invisibili”, lavoro, precari, disabili, burocrazia comunale, Lsu-Lpu, trasporto e mensa scolastici, personale e servizi sanitari, dissesto del municipio e così via.
All’improvviso l'”effervescente” Ferrarelli ha preso coraggio e riacquistato la voce, per cui ha partorito di suo, «state sereni», il manifesto del new deal del Pd, con un programma almeno chiaro: il rimpasto in giunta e nell’organizzazione del “Nazareno” sopra il Modernissimo.
Al giovane “Velocipede” stanno a cuore, videtur, le sorti magnifiche e progressive della città, e forse in misura maggiore quelle dei più anziani, in aumento per l’emigrazione 2.0. Perciò ha chiesto di «rivedere la giunta comunale» e rimarcato che ricostruire «la classe dirigenziale della sinistra sangiovannese dev’essere una prerogativa, perché anche in questo paese la pancia dell’elettorato di sinistra ha scelto nuove forze politiche».
Scambiare una priorità per «una prerogativa» ci può stare, nella fretta matta di questo tempo immemore. Tuttavia fa riflettere se ci parla di «sinistra» il consigliere Ferrarelli, imprenditore che qualche pensierino avrà pure, benché indiretto, non essendo socio della casa di riposo in Abbazia, al contrario di un suo parente. I fatti: anni addietro la struttura chiese invano al Comune, con cui è in causa per i locali in uso, un aumento di posti letto. Dagli uffici fecero giustamente muro alla Trapattoni, ancora – dopo 11 anni e passa – pendente il giudizio (di primo grado) in predicato. Seguirono musi incupiti, malumori e strascichi arcinoti in casa Pd, in cui appare piuttosto secondaria la discussione sui beni comuni e il conflitto d’interessi vale soltanto per sfottere Silvio Berlusconi, che non può sentire lettera da Palazzo Grazioli o Villa San Martino.
A me pare in atto il riposizionamento di pezzi del Pd florense verso una formazione moderata in fieri, che già fiuta le correnti in alto mare. Così leggo l’uscita estemporanea quanto tardiva di Ferrarelli junior. Vari episodi si sono susseguiti e diversi equilibri sono cambiati nell’ultimo anno, di là dalla batosta rimediata dal centrosinistra nostrano alle politiche del 4 marzo scorso e dalla crescita elettorale dei 5stelle, sul posto tutta da confermare. Le inchieste su Calabria Verde hanno creato paura e smarrimento anche, e forse in particolare, nel cuore della Sila. Ma, detto da uno mai tenero coi partiti, è politicamente disonesto abbandonare la nave della maggioranza quando viaggia in burrasca. L’opportunismo non paga, in politica. La gente sa, coglie e si forma un giudizio solido.
Cari dissidenti del Pd, è troppo comodo scaricare le colpe sul sindaco Giuseppe Belcastro, che almeno ci mette la faccia e si assume la responsabilità delle scelte, che voi, non io, avete condiviso in toto. Dove eravate, che cosa avete prodotto, come avete votato, con quali interrogazioni, interventi, critiche e proposte giustificate le vostre attuali fughe in là? Siete rimasti in furba attesa per batter cassa a crisi maturata? E tu, segretario provinciale Luigi Guglielmelli, reputi che il Pd possa rilanciarsi con lezioni di Mastella, oppure hai in mente un piano, una strategia, una direzione politica concreta?
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