Tuttappostu, Pronto soccorso al collasso
Il sindaco Belcastro e il governatore Oliverio non se ne sono accorti: manca personale
Oggi il consiglio comunale di San Giovanni in Fiore sul Documento unico di programmazione. Il sindaco Giuseppe Belcastro (Pd) è intervenuto pure sulla sanità.
di Emiliano Morrone
Soliti discorsi fritti: i commissari hanno aumentato i debiti, in ogni ambito hanno peggiorato i servizi, la gestione del Piano di rientro deve ritornare in mano politica, non sono garantiti i Livelli essenziali di assistenza, l’Europa stringe troppo la cinghia e serve un’azione seria; il che non significa un tubo, nella pratica.
Nel frattempo il Pronto soccorso dell’ospedale di San Giovanni in Fiore è al collasso. C’erano 7 medici. Adesso – tra congedi, malattie e diritti legati alla Legge 104/’92, tutti legittimi – ce ne sono 4, nel periodo in cui la città si riempie per il ritorno degli emigrati.
A Belcastro bisogna spiegare che deve smetterla di perorare a senso unico la causa di Gerardo Mario Oliverio, che dal governo vuole la nomina a capo della sanità calabrese e perciò sprona i fedelissimi alla battaglia politica. Bisogna rammentare al sindaco che la legge gli dà una grande responsabilità, in ordine alla tutela della salute dei cittadini. E gli va ribadito che non può ricordarsene soltanto per firmare ordinanze anomale su cani potenzialmente infettivi.
Se qualcuno non l’ha ancora chiarito a “Tuttappostu”, il problema più grosso non è la riferita designazione di Oliverio, la quale non cambierebbe nulla, dato che il “padrone” della sanità nostrana è Andrea Urbani, voluto dal ministro Beatrice Lorenzin.
Il punto è uno, fin troppo evidente: manca personale e nessuno vuol provvedere. Tant’è che a San Giovanni in Fiore era stato chiesto un medico in più per le attuali esigenze del Pronto soccorso, ma finora non è arrivato. Con la conseguenza che si profilano violazioni della Legge 161/2014, la quale, in vigore dal 25 novembre 2015, dispone che tra un turno e l’altro i sanitari debbano osservare almeno 11 ore di riposo.
Se in ospedale succedesse qualcosa, pur senza responsabilità professionale sarebbero guai per medici, infermieri e operatori cui, per il tenace menefreghismo del potere, venisse imposto di non rispettare le prescrizioni di quella legge, che ha recepito una direttiva europea del lontano 2003 e che alla data odierna resta inattuata. Infatti, le assunzioni conseguenti sono ancora congelate per mera contesa politica.
Pertanto, nelle strutture di Pronto soccorso e nei reparti si registrano dati inquietanti in tutta la Calabria: i pazienti sono costretti ad attese disumane e a sperare che il personale, carico di lavoro, sia vigile e pronto. E di ferie normali, garantite dalle norme ai sanitari, non se ne parla proprio. Col risultato che è tutto rimesso alla coscienza e alla buona volontà dei singoli, costretti ad acrobazie e all’accumulo di stress, pericoloso per la sicurezza dei pazienti.
Eppure di San Giovanni in Fiore è il presidente della Regione, fatto che ha messo a tacere carovane, comitati e urlatori dell’era Scopelliti.
Qualcuno dirà, a discolpa, che Oliverio sta lottando per cambiare. Peccato che non si vedano risultati. Non abbiamo dimenticato il consiglio comunale farsa del novembre scorso, in cui il direttore generale Raffaele Mauro e il dirigente generale Riccardo Fatarella rassicurarono la comunità e assunsero degli impegni, purtroppo già trapassati.
Allora la maggioranza locale celebrò l’arrivo del professor Rosario Sacco, che, per quanto detto in consiglio, avrebbe risollevato la chirurgia (in elezione) del presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore. Fummo tra i pochi, insieme al consigliere di opposizione Antonio Lopez (Fratelli d’Italia) e ai deputati 5stelle Dalila Nesci e Paolo Parentela, a contestare la (nuova) consulenza assegnata al professionista. Oggi scopriamo che Sacco non viene da settimane e che avrebbe eseguito meno di 5 interventi chirurgici, dal gennaio 2017. E allora cade la retorica dei tuttappostisti, che convinsero una popolazione distratta e disinformata della possibile riapertura della Chirurgia ospedaliera.
È giunto il momento di fare i conti, dopo due anni buoni di chiacchiere, promesse e bugie. Lo sa bene anche il direttore sanitario facente funzioni dell’ospedale di San Giovanni in Fiore, l’ex sindaco Antonio Nicoletti, che ha una visuale ampia pure perché gira in cabriolet. Non è più pensabile rinviare il da farsi e lasciare che il Pronto soccorso, essenziale all’assistenza sanitaria, chiuda lentamente per carenza di risorse umane.
Aspettiamo atti concreti da “Tuttappostu” e sodali. Intanto, accompagniamo questo articolo fotografico con un esposto alla Procura della Repubblica, chiedendo l’accertamento dei fatti e di eventuali responsabilità.
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