Animali domestici, storia di un’ordinanza (del sindaco Belcastro) che non si comprende

La storia di oggi tocca il metodo. Siamo a San Giovanni in Fiore, «la città di Gioacchino» e di Gianniellu. Qui è sempre «tuttappostu», i servizi funzionano alla perfezione, l’economia gira, la gente ride, la festa va.

di Emiliano Morrone

Le strade si mostrano comode e pulite, la spazzatura rende, la tìsbia assale. Tasse basse, pini sani, salsicce e vino a volontà. E poi orti, cipullizzi, patate della Sila, fruocculi ra marina, pumarori, scialatielli e te ricrii (o ricrii).

Abbiamo soltanto un piccolo problema, cioè il rapporto con i cani, un po’ teso, strano, difficile. Sarà… l’aurora.

I quadrupedi sono incontrollabili. Nemmeno Pallapalla può fermarli, nonostante il piglio. Allora servono le misure toste, come una recente ordinanza con la quale il sindaco Giuseppe Belcastro ha intimato a un residente di pulizzare la casa di campagna in cui tiene un certo numero di cani, alcuni senza microchip, e di gatti raccattati per zoofilia. Non solo. Il provvedimento dispone che il destinatario debba trasferirli in luogo adeguato, sulla base di un sopralluogo congiunto di Servizio veterinario e Polizia locale, che hanno rilevato un rischio infettivo, questioni igienico-sanitarie e di tutela degli animali.

Due punti: 1) l’immobile ispezionato si trova in campagna ed è in comproprietà, ma il sindaco ha rivolto l’ordinanza soltanto a uno degli intestatari della casa, munita di giardino; 2) se obiettivo era anche la salvaguardia dei cani e dei gatti, non si potevano coinvolgere i volontari locali, che finora hanno dimostrato prontezza, responsabilità e senso civico?

Allo stato l’orientamento del primo cittadino non si comprende, e speriamo che stavolta ne spieghi le ragioni. Comunque sia, vorremmo la stessa risolutezza d’intervento per i tanti randagi in giro, che spaventano la comunità.